yourconfusion

"...Se ti chiedessi sull'arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti... Michelangelo. Sai tante cose su di lui: le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c'è nella Cappella Sistina... "

lunedì 20 dicembre 2010

Sono solo canzonette



Ogni anno sotto natale ci troviamo di fronte a grandi uscite discografiche, tra greatest hits, canzoni natalizie e album commemorativi. In questo blog si parla spesso del mercato musicale in crisi. In questi giorni il mercato è inondato di album in uscita (giustamente sotto natale le vendite aumentano). Quello che anno dopo anno stupisce è che c'è una grande crisi musicale non solo sotto il profilo economico, ma anche a livello concettuale di musica in se. E' come se si fosse diffuso un enorme virus del "blocco dello scrittore" nel mondo dei musicisti. Oppure, ben più grave, si sia instaurata una forma di mancanza di curiosità verso nuove opere da parte degli ascoltatori. Se gli anni 65-70 li ricordiamo per la nascita del rock, gli ultimi anni li ricorderemo come gli anni delle cover. La fantasia sembra essersi dissipata dentro le note e le parole di MY WAY o KNOCKIN' ON HEAVENS DOOR. Come ripeto quello che è difficile è il capire se questo dipenda da una mancanza di fantasia da parte degli artisti o una mancanza di curiosità da parte del pubblico.
Una cover viene accolta sicuramente molto meglio dal pubblico, perchè pur essendo una riproposizione, è un rimettere sul mercato un prodotto già collaudato. Gli effetti digitali che si riescono a fare oggi sono indubbiamente migliori nel riarrangiamento di un pezzo. Ma siamo sicuri che tutto questo basti per stimolare l' "eccitazione" dell'ascoltatore?
Intendiamoci, non siamo assolutamente contro le cover, che spesso ci propongono arrangiamenti soggettivamente o oggettivamente meglio degli originali. Possiamo però lamentarne una eccessiva quantità negli ultimi anni. Credo che il rock abbia ancora qualcosa da dirci. Speriamo prenda una chitarra e si inventi qualcosa. Buon Natale.
A.B.

domenica 19 dicembre 2010

Il Mozart del basso elettrico


Sono lontani i tempi in cui ci si poteva presentare davanti a un produttore scalzo, in braghe e canottiera, con un pallone da basket sotto il braccio, ed il basso (un Fender Jazz coi tasti rimossi e rivestito di spessa vernice protettiva per imbarcazioni) appeso alle spalle con una cordicella, polverizzare ogni pregiudizio e sconquassare le orecchie, il cervello e le convinzioni di quel produttore. E le convinzioni di tutto l'universo musicale.

Sono lontani i tempi in cui il genio e la sregolatezza erano in grado di imporsi sui canoni prestabiliti.

Erano i tempi in cui chi riusciva a rivoluzionare un genere dettava la strada.

Erano i tempi in cui si poteva andare oltre la rivoluzione di un genere musicale.

Erano i tempi in cui l'ottima musica imperava e se non ci sapevi fare, se non eri in grado di sconvolgere quello che trovavi, non andavi da nessuna parte.

Erano i tempi in cui la tecnica, l'estro, il talento e la creatività forgiavano la musica, quella vera.

Erano i tempi in cui se combinavi energia, timing, capacità di improvvisare con badilate di innovazione apportate dall’uso intensivo dei bicordi e degli accordi, dal “tiro” mortifero dei grappoli di sedicesimi (note cortissime) cosparsi di “dead notes” (corda pizzicata colla mano destra mentre la sinistra la tiene smorzata, atona), dal sovrumano controllo ed efficacia degli armonici (note prodotte appoggiando il dito su di una corda e rilasciandolo senza avere premuto sulla tastiera), all’ineguagliabile canto dello strumento nei rivolti più lenti e atmosferici, eri Jaco Pastorius.

sabato 18 dicembre 2010

Si ritornerà al Marqee



C'erano una volta i locali inglesi o americani in cui si passavano le serate diverse dalle solite serate in discoteca. Erano le discoteche del rock: locali in cui le più grandi band si sono esibite all'inizio della loro carriera e per qualche ospitata. Esempi sono il famoso Wiskey a Go Go di West Hollywood, oppure il Marqee di Londra, riaperto da qualche anno.
Piano piano locali del genere hanno chiuso quasi tutti. Forse il mancato interesse, forse un cambio generazionale di gusti musicali (che negli anni 90 ha fatto decollare le discoteche), la possibilità di avere una vuaccaesse o un dvd e poter vedere un concerto in casa, hanno contribuito ad un cambio della moda a vantaggio della musica da discoteca.
Internet sembrava aver contribuito in maniera molto negativa all'economia musicale. Quello che sta accadendo negli ultimi anni, però, non è una crisi all'interno del mercato musicale, ma un ulteriore cambiamento. La possibilità di poter scaricare (a pagamento o gratuitamente) la musica in qualsiasi momento, ha diminuito le vendite di dischi (pochi appassionati spendono 20 euro per un cd con 10 canzoni). E così abbiamo assistito a grandi uscite di cd con edizioni limitate, special edition, contenuti video, per incuriosire e aumentare le vendite. Il grande difetto di internet è, però, la mancanza di rapporto col pubblico da parte di artisti e band. Stiamo assistendo, infatti, ad un aumento di Tours in giro per stadi e palazzetti che, crisi permettendo, dovrebbero tirare sù l'economia musicale. Il pubblico si sta appassionando a questo rapporto ravvicinato con i propri idoli e a spettacoli innovativi come tour acustici fatti da band rock nei teatri (anche il cattivissimo Marilyn Manson si è piegato a tanto). Il 360gradi tour degli U2 o il tour dei muse dimostrano come non soolo la musica, ma anche luci e scenografie attraggano il pubblico. L'interesse della gente verso la musica non è diminuito, semmai è cambiato. E se la musica live tornerà ad avere il successo di una volta, prenoterò un posto in prima fila al Marqee per l'ennesima reunion dei Police.
A.B.

Se Saviano viene anche a Sanremo



Immagino che in ambienti prossimi alla Lega Nord e non solo, non si sia ancora placato il rumore generato dalle affermazioni dello scrittore Roberto Saviano, nel suo programma "Vieni via con me": da una parte immagino la base elettorale, il popolo, i "padani", ancora sconvolti dalle scempiaggini proferite da un giornalista terùn, ma con il sospetto di poter essere stati defraudati di un'onestà politico-istituzionale, bandiera e vanto del Carroccio; dall'altra le alte sfere del partito, terrorizzati magari, perchè qualcuno ha detto a chiare lettere e a tutta la nazione, quello che prima era solo una voce di corridoio: i seguaci di Alberto da Giussano, se la intendono con la criminalità organizzata che dal sud si è ormai stabilmente insediata anche al nord.

Non si tratta solo di Lombardia: nell'estremo ponente ligure, in una terra dimenticata da tutti, tranne dall' auditel durante il festival della "canzone" (proprio ad essere gentili), le cose non vanno affatto diversamente. I cittadini se ne sono accorti, testate nazionali come il "Fatto Quotidiano" se ne sono accorti; se ne sono accorti loro malgrado, anche i governanti locali e la "stampa (qua ad essere gentilissimi) locale". Ma nessuno vuole realmente rendersene conto.

I primi, con in testa il grande (è il caso di dirlo) Maurizio Zoccarato, sindaco di Sanremo, pronti a negare ogni evidenza, insiste dati il sole e il turismo, non ci può essere criminalità organizzata.
A questo proposito, mi torna alla memoria un episodio indicativo: durante una fiaccolata estiva contro la mafia in liguria ebbe il coraggio di dire che a Sanremo (dove si svolgeva l'evento), non vi era motivo di preoccuparsi, anzi, che la mafia era problema di genova e non nostro. Non solo, puntò anche il dito contro la classe dirigente genovese (meno male che Mauri c'è). A seguito di accuse e contestazioni invitò i suoi compagni di partito (partecipava anche infatti il partito dell'amore) a lasciare il corteo come protesta contro coloro che volevano infangare il buon nome della provincia di Imperia, nel bel mezzo della stagione turistica. Risultato: il nostro Don Rodrigo se ne andò seguito da una manciata di bravi, lasciando nel più totale imbarazzo perfino la crema del pdl genovese, accorsa per l'occasione. Una figuraccia.


La stampa locale invece è sempre stata pronta a chinarsi ai gruppi di potere locali, coprendo ogni misfatto scomodo, o comunque sminuendo la verità dei fatti, diventando una vera e propria macchina da propaganda; è di ieri la locandina che riportava "RIVOGLIAMO CLAUDIO SCAJOLA MINISTRO". Non ci sono altri commenti.

Se ne sono accorti tutti ormai, soprattutto dopo l'omicidio stile gangster avvenuto qualche giorno fa sempre a Sanremo.


Tutto tace.

Non si è accertato nulla, potrebbe poi rivelarsi un omicidio a sfondo sentimentale, o un personale regolamento di conti. Ancora non si sa. I dubbi aumentano. Il sospetto dilaga.

Ma un dato è certo: la realtà sociale e culturale dell'estremo ponente ligure ormai, a seguito delle massicce migrazioni dalla calabria negli anni passati, non ha più nulla da invidiare a quello che per noi è nel nostro immaginario, il sud Italia delle cosche, della fatiscenza, dell'omertà.

La classe politica ormai è amica con la criminalità: appalti, edilizia, porti turistici che sorgono anche nelle più piccole cittadine costiere. Senza escludere alcuno (la tremenda cementificazione avvenuta dal dopoguerra ad oggi su tutta la costa ligure ha nomi e cognomi, e sono nomi e cognomi colorati di rosso, di nero, di verde, di azzurro e di bianco. Tutti inseme appassionatamente).

I numerosi incendi che hanno colpito locali e ristoranti su tutta la costa, con un escalation scandalosa nella primavera-estate 2010, tra Ventimiglia e Imperia. Minacce a colpi di lupara similcorleonesi. Le accuse di infiltrazioni della 'ndrangheta all'interno della giunta pdl del comune di Bordighera ed il suo conseguente scioglimento. Due consiglieri comunali dell'opposizione, sempre a Bordighera, che han dovuto ricorrere alla scorta a seguito di minacce, sono solo la punta dell'iceberg di una piovra che tiene tra i suoi tentacoli tutto il territorio.





I politici cercano di chiudere gli occhi ai cittadini, ben contenti di chiuderli perchè da queste parti funziona così.

Saviano, vieni via con me, a Sanremo.



Vedi anche:




mercoledì 15 dicembre 2010

Olocausto



"Io volo come il vento,
Sono Ceza, la sintesi etnica
La cattiva tecnica è mortale.
Guardami e matura un po '.
La mia cosa è rap, provalo e unisciti a me.
Ma prima guarda l'olocausto."


Non credevo di potermi mai avvicinare alla musica rap fino a quando, una sera d'estate, ascoltai distrattamente un artista turco mentre sciorinava centinaia di parole a una velocità impressionante. Non conoscendo il turco, non capì un accidente;ma qualcosa si sedimentò in me. Passarono settimane prima che io iniziassi ad apprezzare quello che fino a poco tempo prima ritenevo essere troppo lontano dai miei gusti (e che, escludendo qualche altro caso isolato, lo è ancora).
Scoprii che quell'artista aveva nome e cognome e un grande successo nel suo paese: Bilgin Ozçalkan, in arte Ceza.

Come canta in una delle sue canzoni, Ceza riconosce di essere la sintesi etnica. Niente di più vero: la sua musica prende spunto si dal rap occidentale, ma viene arricchito da suoni e atmosfere spesso richiamano la tradizione orientale.

Riesce a amalgamare due mondi che politicamente stentano a riconoscersi: un ulteriore esempio di come la musica e l’arte possano avvicinare i popoli molto più di quanto vogliano farci credere i governanti e le istituzioni.

I testi di Ceza, a differenza dell’esempio americano, si discostano dalla tematica “gangsta” etamarra, ma preferiscono trattare vicende personali, sociali e culturali. Sono ansiosi di raccontare che sul Bosforo (e non solo) vi è una realtà in pieno movimento che non dimentica però le proprie radici. In Turchia si è ritornati a una sorta di hip hop duro e puro in grado di raccontare, denunciare e ragionare, intravisto solo agli albori del genere grazie ai pezzi dei Public Enemy, ormai perso nella commercializzazione e nel nichilismo.

I testi suonano incomprensibili (in pochi conoscono il turco e anche rintracciare le traduzioni in inglese è impresa ardua), ma può bastare anche solo un ascolto superficiale , affascinati da un linguaggio che suona armonioso come non ci si aspetta, e da suoni autentici.

Ripeto. Non sono appassionato del genere, ma per scoprire qualcosa di nuovo e che ci appare erroneamente lontano, può valerne la pena.

lunedì 13 dicembre 2010

Ciccio la radio è un hobby...



Lì "bastarono un vecchio giradischi Philips, un microfono da dieci carte e un mixerino con due fader" per costruire una piccola radio. Oggi tante cose sono cambiate di sicuro, ma con solo un computer, un microfono e un mixer possiamo ottenere lo stesso risultato.
In radiofreccia forse la radio è solamente un contorno o una sorta di "McGuffin" per raccontare un'altra storia più complessa e profonda. Il film è la prova che per fare un lungometraggio di alta qualità non servono soldi, conoscenze culturali o grandi registi. Spesso un film semplice può raccontare molte più cose di quante se ne sia prefissate. Spesso si sentono psicologi e scrittori decifrare certi comportamenti senza riuscire nell'intento. Con chiarezza, semplicità, e soprattutto nessuna presunzione, Radiofreccia vuole rappresentare (e lo fa al meglio) una generazione che ha gli stessi identici sogni e problemi di una generazione moderna, solo, posti in maniera diversa. La mano dell'artista si sente nella scelta della colonna sonora. Si riconoscono facilmente Iggy Pop e David Bowie, ma orecchi più acuti possono sicuramente notare la presenza di Weather Report e Francesco Guccini, fino ai Doobie Brothers. Se si potesse stilare una lista di film da vedere almeno una volta all'anno (non sempre devono essere i più belli) Radiofreccia può di certo rientrarci.
A.B.

domenica 12 dicembre 2010

Legge di pareto applicata alla musica



Nel 1897 Pareto studiò la distribuzione dei redditi e intuì che una piccola parte della popolazione (20%) aveva la maggior parte della ricchezza (80%). Successivamente il suo principio venne utilizzato in altri ambiti, fino all'uso moderno di internet, dove si è dimostrato che l'80 percento dei visitatori visita il 20 percento delle pagine di un sito. Siti come Ebay e Amazon hanno costruito i loro profitti infrangendo le regole date da questo principio che fino a oggi ha regolato il commercio. Ma passiamo alla musica. Possiamo affermare con certezza che fino a ieri il 20 percento della musica era ascoltata dall'80 percento della popolazione. La conseguenza diretta era che case discografiche e sponsor investivano solamente su questo ristretto ambito. Il web ha stravolto tutto questo perchè oggi con siti web, youtube e webradio tutto questo è cambiato. Se solo vediamo i video più visti di youtube, non troviamo solo video musicali da powerhit, ma anche musica di gruppi emergenti che si sono rivelati ottimi prodotti pur non avendo grosse case discografiche alle spalle. Video come quello pubblicato sopra ne è la palese prova che solo stuzzicando l'interesse dell'ascoltatore si possa ottenere l'interesse di un grande pubblico. Più di due milioni di visualizzazioni credo bastino a dimostrarlo.